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In
questo bel Parona, che vuole rinverdire gli antichi fasti biancoverdi del
passato, c’è un pizzico del grande Hellas degli anni Settanta.
Pierluigi Busatta, il “Silenzioso di Marostica”, l’indimenticato
mediano del Verona di mister Giancarlo Cadè, del presidente Saverio
Garonzi, l’amicone di Zigo-gol, ha il proprio figlio che milita e segna
– e questo non guasta mai – nel Parona di mister Vittorino Fiorio e
del presidente Mario Pavoni.
Andrea – è di lui che parliamo – frequenta la facoltà di
Giurisprudenza, è nato nel 1985 e risiede con i genitori in Valpolicella.
Il suo cognome è balzato all’occhio, scorrendo lunedì, nelle cronache
sportive, il tabellino dei marcatori, che ha visto trionfare il Parona
(5-2) contro il malcapitato Valgatara (di Andrea il 5° bersaglio paronese).
Ma, Busatta Jr non è nuovo a queste esplosioni di gioia:
"Ho firmato" racconta "anche il secondo gol, quello della
vittoria, contro il Garda a Parona (2-1), alla prima di campionato.
No, non sono un mediano come mio padre, ma un’ala che da quest’anno è
stata trasformata in punta".
Non solo Andrea non assomiglia quanto a ruolo al padre, ma anche quanto a
fisico:
"Io sono piccolo, alto sì e no un metro e 75" sorride Busatta
jr: "che devo farci, io ho preso da mia madre.
Sono molto veloce, un vero rompiballe, tutta corsa e rapidità, niente
come fisico.
Il colpo di testa? Non male direi, però, basta una spallata per far volar
via uno di 60 chili come il sottoscritto".
Andrea se l’è già messa via di essere un “figlio d’arte”
mancato:
"Il cognome Busatta è un onore perché sei conosciuto e rispettato,
e, al contempo, un onere perché tutti si aspettano qualcosa da te.
Ma, è anche vero che mio padre non si è mai preso la briga di allenarmi,
non ha mai esercitato pressioni, lasciandomi libero di abbracciare le
discipline sportive che mi piacevano, quali lo sci, il basket, il tennis,
e, ovviamente, il calcio".
Però, un piccolo rimpianto Andrea se lo porta dietro:
"Bèh, se devo essere sincero fino in fondo, un pochino mi dispiace
di non essere diventato famoso come lui, ma devo anche aggiungere che non
posso rammaricarmi per questo o quel provino fallito perché mio padre non
mi ha mai accompagnato a un provino: preferiva che io sfondassi con le mie
mani, e, sotto questo aspetto, come faccio a dargli torto?
Ora gioco per divertirmi, con gli amici, non guardo più indietro".
Adesso c’è l’Università e un Parona da guidare sempre più in alto,
magari in Seconda:
"Siamo un bel gruppo, che applica un buon calcio e le 10 reti segnate
nelle ultime due partite stanno trasmettendo alla pattuglia morale e
grande entusiasmo.
La squadra da battere è il Saval Maddalena, visto che è in testa a
punteggio pieno".
Non un “corazziere” – dicevamo sopra - come il mitico Pierluigi,
Andrea punta molto sulla velocità, sulla rapidità e sulla tempestività
in area avversaria:
"Spero di farmi trovare in mezzo all’area al momento giusto.
Sono un rapinatore, tipo Paolo Rossi, attaccante fortissimo: se l’anno
scorso da ala ho mancato di un bersaglio la doppia cifra, quest’anno mi
auguro di toccarla e di superarla.
Per il bene, però, non del sottoscritto, ma del mio Parona".
Andrea non ha mai visto Pierluigi giocare con la maglia dell’Hellas:
"Mi sembra di rivederlo in campo attraverso i ricordi degli amici,
affondando le mani dentro un cassetto ricolmo di sue foto e di
video-cassette.
Papà mi parla sempre di Zigo-gol, il suo più grande amico: era un
campione, è stato l’ultimo dei fuoriclasse, dice sempre il babbo; Zigo
e papà si vedono di tanto in tanto e giocano assieme nelle Vecchie
Glorie, dove una volta mi sono sentito onorato di giocare anch’io".
L’Hellas nel Dna del figlio Andrea e un po’ sotto quella maglia
bianco-verde del Parona, che vuole ritornare, come negli ruggenti anni
Settanta, nell’Olimpo del calcio nostrano: ma, non parlategli del Chievo:
"No, niente Chievo, per carità, ma solo Hellas".
Come ti capiamo, Busatta junior!
(Andrea Nocini) 18.10.05 |
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