09.11.08 - C’era una volta il "centrocampo"!

   C’era una volta il centrocampo, il cuore pulsante della squadra, il reparto dove nasceva il gioco, dove si affrontavano i “cervelli”, i giocatori più talentuosi che inventavano giocate fantasiose e nello stesso tempo concrete, da ammirare, che riempivano gli occhi e che da sole valevano il biglietto d’entrata.

Bastava che i compagni si muovessero … e si sarebbero trovati con la palla davanti, da spingere, come solevamo dire allora!

I famosi “piedi buoni”, ricordati in una simpatica canzone!

C’era una volta!

Il centrocampo, reparto più importante, interviene sempre meno nella costruzione del gioco.

Le azioni passano dalle linee difensive a quelle offensive “saltando” letteralmente i giocatori di mezzo, costretti a partecipare solo marginalmente al gioco di squadra.

Succede a volte nelle categorie professionistiche, ma soprattutto tra i dilettanti e, peggio, nelle squadre del settore giovanile, dove l’imperativo dovrebbe essere quello di provare a giocare … sbagliare per imparare.

Come si può notare nelle varie pubblicazioni e negli incontri con i nuovi tecnici, la maggior parte delle azioni ha come denominatore comune l’impostazione da parte dei difensori, mentre i centrocampisti agiscono come manovalanza in fase difensiva e di supporto in quella offensiva.

Già nelle rimesse in gioco dal fondo o del portiere, solitamente, tutti si alzano ad aspettare lo “spizzico” di un compagno che fa da torre, di fatto lasciando uno stacco netto tra i difensori ed il resto della squadra.

I potenziali offensivi sono affidati agli esterni secondo le varie varianti delle modalità degli schemi tattici predisposti.

Mansioni limitate, dunque, per i centrocampisti centrali e addirittura, qualora fosse previsto un metodista, questi agisce nel mezzo del campo in uno spazio ridotto e guai a lasciare la sua posizione, quasi legato ad un palo.

Da vecchio mediano, che attraversava il campo in lungo e in largo, mi piange il cuore assistere a queste restrizioni cui sono oramai obbligati a giocare i centrocampisti, mediani e mezz’ali, com’eravamo chiamati una volta.

La competizione in sé finisce col divenire una sfida tra difensori e attaccanti, una serie di duelli di forza e velocità che vanificano il gioco fantasioso e organico della squadra.

Potrebbe essere una tattica, per qualche situazione particolare, ma non una costante propositiva.

Sicuramente il gioco è molto più agonistico, i raddoppi ed il pressing sono costanti e c’è sempre meno tempo per pensare e agire.

Chi più dei centrocampisti, dotati di una superiore preparazione tecnico-tattica, è in grado di far viaggiare la palla più velocemente e migliorare questo trend o è solo un mio punto di vista?