22.12.07 - Proposta campionati.

Non sono un assiduo lettore di giornali sportivi, ma quando ci sono argomenti interessanti per il nostro sistema calcio, che ritengo importanti, li approfondisco per quanto possibile. Mi ha colpito l’articolo che parlava dell’assemblea (bilancio consuntivo e preventivo) delle società di serie C tenutasi  a Coverciano che si è chiusa con la relazione finale del suo presidente Mario Macalli, da me conosciuto dai tempi in cui era il factotum del Pergocrema in serie C2.  Purtroppo, di fianco a questo articolo, ho potuto notare l’ennesimo triste teatrino di due allenatori che sono venuti alle mani, un ulteriore esempio negativo che andrebbe sanzionato con metodi più efficaci. Siamo sempre a ribadire che le regole ci sono, ma o sono disattese o raggirate con decreti personalizzati, ad hoc. Detto questo, mi voglio soffermare sul progetto di cambiamento che lo stesso Macalli ha ventilato sulla ristrutturazione dei campionati. Alcuni anni fa ebbi modo di fare un esame generale sulla struttura dei campionati professionistici tenendo conto delle difficoltà che attraversava il sistema in sé e immaginando una struttura grafica piramidale in cui, a partire dalla serie A (18 squadre, 4 retrocessioni) si allargava a caduta, la B  a 2 gironi (18 squadre, 2 promozioni, 3 retrocessioni), la C a 3 gironi (18 squadre, 2 promozioni, 3 retrocessioni), lasciando invariata la LND a 9 gironi da 18 squadre.

Il totale della squadre professionistiche scenderebbe a 108 contro i 132 di adesso. Manca da parte mia, per poca conoscenza dei termini di valutazione, un’analisi analitica sulla fattibilità del tutto, riferito alle risorse economiche, sulla distribuzione degli introiti da elargire con parametri di  equilibrio a tutti i settori professionistici, dalla A alla C.

E’, secondo me, riforma necessaria, anche se in ritardo come solitamente avviene in Italia, per mettersi al passo con i tempi e le realtà calcistiche di adesso, siamo molto indietro rispetto alla media europea, anche se abbiamo ottenuto buoni risultati numerici con le nostre nazionali e come qualità singole dei nostri giocatori. Basta guardare il panorama generale per rendersi conto che molte grandi città che vantano una rilevante storia calcistica, con importanti realtà industriali, potrebbero riprendersi un posto importante nel panorama sportivo nazionale, perso per conduzioni approssimative e leggere, su cui urge un maggiore controllo della federazione. L’obiettivo? Diminuire il numero delle società per assicurare loro una maggiore capacità gestionale, ottenere una migliore qualità in tutte le serie e dare una forte spinta al miglioramento del sistema, a partire dai settori giovanili, sostenendo le iniziative votate a questo indirizzo, l’unica strada, a mio avviso, che a medio termine potrà riportare il nostro calcio ad una programmata e duratura stabilità per il futuro.